(ASSESSORATO ALLA CULTURA COMUNE ISOLA DEL GIGLIO E REDAZIONE GIGLIONEWS)
con la collaborazione del Prof. Alessandro Fei
“Quel masso di granito sprofondato in fondo al mare aveva una gran voglia di vedere il sole. Gliene avevano parlato le sirene che popolavano queste acque e che facevano la spola fra le terre emerse e le sommerse.
Si diceva che le sirene, prima di vedere il sole, fossero soltanto pesci. Dei magnifici pesci, ma nulla di più; e mute. Fu la luce del sole, si diceva, a trasformare la parte di esse che emergeva dalle acque in quelle creature meravigliose che si conoscevano. E fu il grande desiderio di rendere grazie al sole che donò loro quella voce soave che incantava chiunque la udisse.
Il loro racconto sulle terre emerse era talmente appassionato ed incantevole che quel masso di granito fu investito da un amore struggente per la luce. Così struggente che si liquefece. Si sentì leggero leggero e, come per incanto, cominciò a salire sempre più in alto, finchè un bagliore lo costrinse a chiudere gli occhi. Una folata di vento lo fece rabbrividire. Ma fu un brivido di piacere. Conobbe la brezza, così tiepida e dolce e così diversa dalle fredde correnti del fondo marino! Quando riaprì gli occhi restò impietrito a tanta bellezza e, per un attimo, fu colto dal terrore di risprofondare nel buio degli abissi. Allora allungò un braccio e si aggrappò alla vecchia terra emersa della quale, all' improvviso, si sentì figlio e, così ancorato, seppe resistere alle forze che lo spingevano verso il profondo. Ma il mare si vendicò. Lo moncò del braccio e lo lasciò solo, isolato, a contemplare da lontano quella madre con la quale aveva avuto così poco contatto.
Non contento della sua vendetta, il mare partorì la bruma perché impedisse a quel masso ribelle di vedere altre terre. Ma il sole che tutto vede e che comprese la sua angoscia dissolse quella bruma e gli ridonò la gioia di guardarsi liberamente intorno. Da allora, quel piccolo masso di granito discioltosi nel profondo ed impietritosi al di sopra delle acque non ha più perso di vista la terraferma e non più temuto la bruma, perché il sole veglia su di lui e non c'è giorno che non gli porga il suo saluto.
Poi la madre pregò il vento di portargli i semi della vita. Il vento accolse quella supplica e l'Isola cominciò ad avere i suoi primi germogli fino a ricoprirsi di un manto verde e, col verde, di ogni altra forma di vita.
Ora l' Isola era felice. Le sirene univano il loro canto al coro degli uccelli, sulle note che i gabbiani disegnavano nell'aria con volo leggero.